Consulenza psicologica

Il supporto psicologico consiste nella presa in carico del soggetto per affrontare da una parte, le problematiche e le origini psicologiche e dall’altra i comportamenti alimentari disfunzionali ad essa collegati.

Il principale obiettivo è modificare e risolvere tutti quegli aspetti psico – comportamentali disfunzionali correlati all’obesità. Il percorso psicologico prende avvio da una prima fase di attenta valutazione psicologica in cui si rilevano le dinamiche legate all’assunzione del cibo, la storia del peso del paziente, eventi importanti di vita che potrebbero essere correlati ad un aumento del peso, eventuali problematiche psicologiche pregresse tali da poter invalidare il percorso di dimagrimento e sulle quali è necessario intervenire adeguatamente, indagine sullo lo stile di vita e le abitudini alimentari del soggetto per capire la tipologia di comportamento alimentare disfunzionale (nibbling, iperfagia, sweet, binge eating, night eating) su cui realizzare un programma psicologico personalizzato mirato a modificarle.

In questa direzione la psicologa individua gli specifici esercizi e le strategie comportamentali più adeguate che il paziente deve mettere in atto per modificare i comportamenti alimentari disfunzionali individuati che sono per il paziente involontari e compulsivi, come “la voglia” di uno o più cibi particolari e particolarmente calorici, che i pazienti che devono perdere peso dovrebbero evitare. E’ da tenere in considerazione che “la voglia” è una sensazione differente dalla fame, è una pulsione verso il cibo, senza una vera sensazione fisiologica, è l’irrefrenabile bisogno di mangiare qualche cosa a tutti i costi.

Il lavoro psicologico si basa nell’individuare e modificare questo tipo di caratteristiche con prescrizioni psicoterapeutiche e nel frattempo lavorare anche sulle cause che le scatenano.

Un altro aspetto su cui psicologa e paziente lavorano insieme è la cura del contesto, esaltando il piacere alimentare. Imparare a porre attenzione ai particolari della tavola, presentare i cibi nel piatto, facendo in modo che anche il piacere della vista venga appagato. Ritrovare il piacere di mangiare ma senza rischi per la propria salute. La piacevolezza di un’esperienza è, infatti, la migliore antagonista della frustrazione e, come è ben noto, “chi divora è dentro di sé divorato” (Nardone, 2007)

Questo tipo di trattamento si concentra sui nostri desideri alimentari, portandoci a curare il contesto (Dove – Come – Con chi ) per riuscire con facilità ad autogestire le nostre pulsioni verso il cibo. Il cibo non deve essere vissuto come un nemico, ma come un appagamento dei nostri desideri, sciogliendo quei blocchi psicologici che ci siamo creati.

Per contattare la dr. Elisa Lucchi – psicologa e psicoterapeuta
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Per contattare la Dr. Alessandra Righi – psicologa e psicoterapeuta
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